Nei sistemi digitali, e tanto più per quanto riguarda i decoder accessori, è fondamentale che tutto funzioni alla perfezione. Se un accessorio non commuta, o un decoder non funziona come previsto, può creare serie ripercussioni al “servizio” nel plastico.
Uno degli elementi fondamentali per questo obiettivo è una configurazione sicura del decoder dal punto di vista della programmazione.
Per i decoder Helvest, abbiamo fatto il possibile per ridurre al minimo questa fase, tuttavia è inevitabile assegnare almeno l’indirizzo, connettendosi alla centrale digitale e utilizzando il protocollo DCC. In alcuni casi occorre assegnare anche altri parametri.
Esempio di collegamento alla centrale di un decoder con modulo DCC100-E per la programmazione. I moduli Layout non devono essere presenti.
I principi di progettazione dei decoder Helvest.
Ogni costruttore, nello sviluppare un prodotto, deve affrontare scelte ben precise. Noi ci siamo basati su alcuni principi, che crediamo siano fondamentali per voi (e chi finora si è affidato ai nostri prodotti se ne è dichiarato soddisfatto):
Obiettivo 1. devono essere il più possibile facili da usare. Questo significa ridurre la quantità di manuali da leggere e i settaggi da eseguire.
Obiettivo 2. La semplificazione non deve comportare compromessi, ovvero la semplicità non deve andare a scapito dell’affidabilità.
Obiettivo 3. l’utente deve sempre avere la situazione sotto controllo: ovvero la possibilità di sapere cosa ha programmato, in quale scheda, e come eventualmente cambiare.
Obiettivo 4. devono essere affidabili: certezza di funzionamento prolungata nel tempo e adattamento senza problemi con qualsiasi dispositivo che segua lo stesso standard.
Gli “acciacchi” del protocollo DCC
Il sistema digitale più in uso, il DCC, ha moltissimi pregi. Il principale è sicuramente che è un protocollo aperto (cioè tutti i costruttori possono utilizzarlo), e questo ne ha favorito indubbiamente la diffusione.
Il principale difetto è la sua età: è nato negli anni ottanta, e questo per l’elettronica corrisponde alla preistoria. In questa epoca le reti erano strutture poco diffuse, più lente, e soprattutto non era pensabile che avessero le possibilità odierne in termini di riconoscimento delle reti e trasmissione: ecco perché la programmazione con lo sguardo odierno appare spesso macchinosa.
Alcuni costruttori hanno deciso di modificare un po’ la “loro” versione del DCC, per aggiungere funzionalità in origine non previste, ma questo cancella il vantaggio di avere lo standard, ovvero che tutti i dispositivi, di tutti i costruttori, possano funzionare insieme senza problemi.
Esempio di collegamento alla centrale di un decoder con modulo DCC100 per la programmazione. I moduli Layout non devono essere presenti.
Perché con Helvest ottenete la sicurezza nella programmazione.
Ogni tanto qualche
utente ci scrive, perché preferirebbe poter programmare i decoder
Helvest senza doverli collegare direttamente uno a uno ad una
centrale. Infatti altri costruttori hanno implementato procedure di
programmazione in cui si programmano i decoder “chiamandolo” con
la centrale e premendo un pulsante.
Questa cosa, che appare
sicuramente comoda, nasconde un grosso problema: la procedura così
come la propongono alcuni altri costruttori NON è prevista dalle
norme DCC. Questo metodo pertanto è sviluppato in modo individuale
da ogni produttore senza alcuna uniformità, e non dà alcuna
garanzia di funzionamento se si combinano prodotti di marchi diversi.
Il decoder potrebbe non programmarsi, ma potrebbe addirittura
programmarsi con un indirizzo diverso, per questioni tecniche
relative a come lavorano le centrali, che qui sarebbe troppo lungo
spiegare.
L’altro aspetto di sicurezza è la conferma di programmazione: i dispositivi Helvest sono tra i pochi decoder accessori che danno la conferma alla centrale che la programmazione è stata correttamente recepita: è il motivo per cui vi chiediamo di togliere i moduli layout, perché per fare questo la centrale ha bisogno di un certo tipo di assorbimento di corrente. Ottenete così la sicurezza che il decoder è programmato come volete voi.
Se avete una delle rare centrali che supportano la modalità POM, potete programmare il decoder direttamente sul plastico.
Programmare POM
In realtà il DCC prevede un modo di programmare in rete, senza dover collegare ogni singolo decoder: si chiama POM (Program On Main). I nostri decoder lo supportano, ovviamente: come spiegato, supportiamo tutto ciò che è standard. Il problema è che quasi nessuna centrale programma in POM, perché molti produttori hanno preferito mettere in atto un metodo “fai da te” che non corrisponde alla norma.
Riassumendo:
Dopo questa spiegazione vorremmo sottolineare come abbiamo messo in atto i nostri obiettivi:
Obiettivo 1. devono essere il più possibile facili da usare. Questo significa ridurre la quantità di manuali da leggere e i settaggi.
Questo obiettivo è raggiunto tramite i moduli dedicati, che vengono riconosciuti automaticamente e riducono la programmazione e il vostro lavoro al minimo indispensabile.
Obiettivo 2. La semplificazione non deve comportare compromessi, ovvero la semplicità non deve andare a scapito dell’affidabilità.
In questo senso, noi aderiamo e garantiamo che tutti i nostri prodotti rispondono al DCC standard: non ci siamo inventati modalità che potrebbero funzionare solo con alcune centrali e non con altre, illudendovi di una semplificazione che in realtà diventerebbe un problema (come sarebbe la programmazione con il bottoncino). Ciò che possiamo l’abbiamo semplificato, ma non introduciamo modifiche che non diano garanzie di sicurezza.
Obiettivo 3. l’utente deve sempre avere la situazione sotto controllo: ovvero la possibilità di sapere cosa ha programmato, in quale scheda, e come eventualmente cambiare.
Questo obiettivo lo raggiungete collegando sempre e solo la scheda da programmare alla centrale: è un lavoro un po’ più lungo, ma vi dà la garanzia di non sbagliare. Inoltre, la centrale ottiene sempre la conferma che la programmazione è andata bene.
Obiettivo 4. devono essere affidabili: certezza di funzionamento prolungata nel tempo e adattamento senza problemi con qualsiasi dispositivo che segua lo stesso standard.
Se cambiate centrale, se partecipate a una manifestazione con un plastico modulare, in qualsiasi contesto, e se la centrale risponde alla norma (!) siete sicuri che non avrete problemi di compatiblità.
MVnet sarà un sistema molto più moderno ed evoluto, che supererà molti limiti di programmazione
L’evoluzione
Naturalmente, la
tecnologia moderna offre possibilità ben maggiori: ed è per questo
che stiamo sviluppando MVnet. Ma la nostra scelta è quella di
proporvi un prodotto diverso dal DCC. Così, chi preferisce
utilizzare il sistema precedente, può ancora farlo, e chi invece si
affida al nuovo ne apprezzerà i vantaggi con consapevolezza.